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storia del metodismo
Le due grandi chiese protestanti, quella metodista di Gran Bretagna (a partire dal 1861) e quella metodista episcopale degli Stati Uniti (a partire dal 1871), iniziano, in pieno Risorgimento, un lavoro missionario in ltalia.
L 'idea non era tanto di impiantare sul suolo italiano una denominazione protestante in più, ma di sostenere gli italiani nel loro sforzo di risveglio spirituale.
L'Italia infatti, (a parte l'esperienza significativa dei Valdesi in Piemonte) non aveva potuto conoscere, rispetto alle grandi democrazie occidentali, quel movimento di Riforma della Chiesa, che aveva invece attraversato l'Europa grazie al genio teologico e alla fede di uomini come M. Lutero e G. Calvino.
Il propulsore dell'esperienza wesleyana in Italia fu il pastore metodista Henry James Piggott.
A Piacenza è grazie alla sua opera e a quella di altri collaboratori che già nel 1884 si forma un piccolo gruppo di metodisti. Il primo ministro metodista è Giovanni Cecchetti che era già pastore della chiesa di Cremona e che viene considerato "il fondatore" della comunità piacentina. Attorno al pastore Cecchetti e alla sua predicazione si raccoglie un piccolo gruppo di piacentini: impiegati, negozianti, falegnami, sarti, operai e qualche insegnante di lettere. Il primo culto pubblico, se vogliamo di inaugurazìone, si tiene il 12 luglio del 1885 in un locale di via S. Lazzaro, attuale via Roma.
Tra i primi metodisti piacentini ricordiamo Giuseppe Gabbiani, Ernesto Marchesi, Giacomo Dedè.
La prima donna farà la sua comparsa l'otto novembre 1885: si chiama Rosa Broglia.
Presto si trasferiscono in un locale più grande e più confortevole in via San Pietro 13.
La consistenza dei primi "simpatizzanti" non deve essere così insignificante dato che il pastore Giuseppe Buggelli su La Civiltà Evangelica parIa di "trecento persone attente e curiose" che ascoltarono il discorso di inaugurazione del reverendo G.N. Rosa.
Buggelli scrive anche: "la stampa cittadina accolse favorevomente la nostra opera e LA LIBERTA' e IL PROGRESSO, diari di Piacenza, fecero cenno con parole cortesi ed incoraggianti dell'apertura del nostro locale".
Nel buon articolo di Fausto Fiorentini su LA LIBERTA' del 20 novembre 1985 (ricordando quel 12 luglio di cento anni prima) il giornalista scrive: "L'impatto con la realtà piacentina per i metodisti non è facile". Sono i tempi del vescovo Scalabrini, che, pur essendo aperto ai problemi della società contemporanea, era pur sempre uomo del suo tempo. Il presule prende posizioni piuttosto dure contro gli evangelici in documenti e omelie del 1885 e del 1886. Di quella polemica ci sono delle tracce nella "corrispondenza" che il pastore Buggelli teneva sul periodico La Civilta' Evangelica negli anni in cui fu pastore di Cremona e Piacenza ( 1885-febbraio 1887).
La stampa locale del tempo dimostrò sempre un atteggiamento di simpatia verso quegli evangelici, come appare dagli stralci di giornale che il Buggelli cita nelle sue "corrispondenze"
protestanti a Piacenza e Cremona
("La Cronaca" 4 e 11 sett. 2008)
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